Nella punta più a nord di Nosy Be, incantevole isoletta del Madagascar, c’è uno straordinario villaggio immerso tra le acque cristalline dell’Oceano Indiano e un enorme giardino tropicale. In questo scorcio di natura rigogliosa, tra buffi lemuri trapezisti, palme da cocco, qualche alligatore (recitato!), testuggini raggiate, Baobab e camaleonti, spicca incontrastata Sua maestà Carolina.
La caratteristica più bizzarra di Carolina, al secolo preziosissimo esemplare pluricentenario di Testudinidae (ovvero tartaruga), non è la sua tenera voracità nel nutrirsi di spuntini vegetariani, non sono neanche i suoi quasi 200 anni (portati tra l’altro con un misurato orgoglio e una seraficità invidiabili), ma che lei è in realtà un “lui”. Non è dato sapere chi sia stato l’artefice dell’ardito gesto di “battezzare” un enorme e fiero esponente di testuggine maschio con questo romantico nome di fanciulla, ma ormai Carolina è a tutti gli effetti la tartaruga più amata di tutta Nosy Be, o per lo meno, della sua Costa nord orientale.
E non c’è visitatore, abitante dell’isola o turista per caso che non si lasci andare all’irrefrenabile impulso di chiacchierarci e confidargli magari qualche segreto. O, da un altro punto di vista, si potrebbe sostenere che è da almeno 150 anni che questo placido regnante sta facendo appello a tutta la sua proverbiale pazienza nel sorbirsi (più o meno volontariamente) i più svariati vaniloqui, segreti, capricci e cicalecci, acquisendo e sviluppando nel tempo anche una discreta velocità nella corsa, forse per fuggire dai turisti troppo invadenti.
E la sottoscritta non ha ovviamente fatto eccezione; da appassionata amante degli animali, con Carolina è stato amore a prima vista e l’ho considerato un po’ un complice della mia vacanza malgascia (tra l’altro non escludo – suo malgrado – di avergli anche dispensato qualche mia intima confidenza qua e là). Incontrandolo prima di andare a fare colazione, lo rendevo partecipe dei miei programmi della giornata e delle varie gite ed escursioni che rendono a mio avviso il Madagascar uno dei luoghi più incantevoli al mondo.
Nosy Iranja, la lingua di terra che fuoresce dalle acque con la bassa marea regalando uno scenario da Paradiso terrestre, le gite nella foresta ad ammirare le specie più strane (come il camaleonte più piccolo del mondo), tramonti mozzafiato sul mare, per non parlare degli scenari che questa Terra straordinaria ti offre semplicemente girando per le sue strade.
E anche quella mattina le avevo confidato la mia intenzione di intraprendere un’escursione nella zona della capitale. La guida sarebbe stata Paolino, un ragazzo del posto che non faceva parte del villaggio, in realtà non era nemmeno una guida, era un ragazzo, un beach boy con cui una mia amica (che era stata lì un mese prima) aveva fatto una gita con alcuni amici e si era trovata bene.
Quindi, avvisato Carolina che la gita avrebbe previsto un giro a Hell Ville e all’albero Sacro, per concludersi con un tuffo da qualche parte, ho aspettato fuori dal villaggio Paolino che si è presentato puntuale con un suo aiutante, a bordo di un veicolo arancione particolarmente vintage, metà pick-up e metà R4 1970.
Prima tappa l’Albero Sacro, un maestoso ficus Bengalenis (oggi non ci si risparmia sui nomi scientifici!), pieno di enormi radici e giganteschi rami intrecciati che sembrano quasi formare un labirinto. Per visitarlo è obbligatorio indossare una loro veste tipica e si dice che si debba sempre entrare e uscire con il piede destro. Seconda tappa: Hell Ville e i suoi coloriti e caratteristici mercati, dove comprare spezie e soprattutto dei ghiottissimi anacardi! E per finire, per non sciogliersi sotto i 35 e più gradi, ecco un angolo di Paradiso, che si raggiunge dopo un non agevolissimo tratto a piedi…un laghetto dall’acqua verde e azzurra incastonato tra le rocce, corredato da delle bellissime cascate!
Con tutta la fiducia del mondo, conoscevo Paolino da meno di mezza giornata e finora si era rivelato un’ottima guida, ma per qualche minuto, immersa in quella cascata, in un contenuto sì da favola ma assolutamente fuori dal mondo, ammetto di aver pensato che se Paolino (che tra l’altro avevo perso di vista) avesse deciso di scappare… beh sarebbe decisamente stato un bel problema!
Avevo lasciato tutto a riva: cellulare, soldi, macchina fotografica e … vestiti! E la mia unica ancora di salvezza sarebbe stata una tartaruga che per quanto adorabile non avrebbe mai potuto realmente interloquire con nessuno svelando la mia posizione o i miei spostamenti!
A quel punto, ignorando completamente in quale parte del Madagascar fossi, e sperando di essere entrata con il piede giusto nell’Albero Sacro, ho deciso di nuotare fino all’estremità della cascata … tanto ormai se Paolino fosse scappato non lo avrei recuperato nemmeno se fossi stata Federica Pellegrini con il turbo!
Pensando che forse avrei dovuto seriamente iniziare a rivedere quelle volte in cui venivo attraversata da momenti di pura incoscienza e illimitata fiducia nel genere umano, è riapparso nella mia visuale la mia guida, per godersi anche lui un tuffo in quelle acque blu prima di riprendere il viaggio del ritorno, dove avrei rivisto Carolina e le avrei raccontato tutte le avventure di quella giornata!