Non c’è niente da fare, tra i posti che più mi riempiono il cuore di gioia al solo pensiero di metterci i piedini dentro ci sono le librerie … e più hanno qualcosa da raccontare, più mi fanno perdere la testa; forse perché fungono da cassa di risonanza al mio lato fanciullesco (nemmeno poi troppo nascosto!), scatenando l’immaginario e aprendo la mente a nuovi orizzonti: qui ogni scenario appare possibile.
In ogni viaggio cerco sempre di individuarne qualcuna di particolare dove infilarmici per regalarmi una dose di buonumore, e negli ultimi mesi sono riuscita a visitarne tre tra le più belle al mondo, non a caso, in tre città da capogiro!
Quando scopri che una di queste librerie si trova a meno di 300 chilometri da casa tua, ti chiedi come sia stato possibile non averla visitata prima: è la “Libreria Acqua Alta” a Venezia.
Già la minuscola piazzetta che ti accoglie è un piccolo patrimonio: un angolo di una Venezia non eccessivamente turistica, da dove, ancor prima di addentrarsi nella libreria spuntano libri, cartoline, disegni e (da non sottovalutare) una bancarella con originalissimi orecchini dipinti a mano. Vedi anche gironzolare Tigre, il gatto della libreria che si aggira con fare sornione e spericolato, sfoggiando doti da equilibrista tra rami un po’ instabili, calandosi poi su pile di libri e calendari con nonchalance da vero maestro circense.
In perfetto accordo con il tuo animo fanciullesco, dopo essere stata stregata dei fantastici orecchini raffiguranti fumetti e cartoni animati, da Diabolik ed Eva Kant a Cappuccetto Rosso, decidi finalmente di entrare; una volta dentro vieni catapultato in una dimensione suggestiva tra maschere veneziane, statuette kitsch, vasi strambi, e 33 giri introvabili.
Ti imbatti in una gondola, in una botte, in una vasca da bagno, tutte piene zeppe di libri di ogni tipo, libri su Venezia (dalle tipiche guide, ai poeti veneziani, fino alla città a luci rosse), romanzi gialli, libri antichissimi, fumetti di Topolino, la collezione completa di Tex e Corto Maltese… contenitori che magari lì per lì scambi per arredamento originale e pittoresco, fino a quando scopri che il tutto è stato sapientemente creato ad hoc dal signor Luigi Frizzo, proprietario e ideatore, per fronteggiare un problema alquanto ostico: in una città dove l’acqua alta è un bel dilemma, come difendere i libri in caso di “attacco liquido”?
Ed ecco la risposta tanto naturale quanto ingegnosa di Luigi: mettere i libri in contenitori che possano galleggiare. Semplice, ma soprattutto geniale, no?
Impossibile dire quale sia la parte più incantevole di questa libreria. Qui tutto è magico, tutto ti attrae come una novella che non riesci a smettere di leggere, perché dopo aver rimirato una quantità infinita di libri, sapendo che passeresti ore a leggere ogni singolo titolo, immaginando cosa possa celarsi dietro a ogni copertina, vieni letteralmente rapito dagli scorci che sbucano dalle due piccole corti: una ti regala un giardinetto con una parete totalmente composta da libri, facendoti dimenticare di essere nel 2019; l’altro spiazzo invece ti regala la famosa scala costruita con vecchie enciclopedie e libri a cui è stato riservato un destino decisamente più glorioso del macero: da due timoni parte l’invito a salire, seguendo i “books steps”, i gradini di libri, per concedersi il panorama da un romantico scorcio sul canale. Ma la magia continua, ed eccola lì ad attirare prepotentemente la tua attenzione: una porticina che affaccia su un canale, quella che si potrebbe definire (o meglio, in realtà non lo definiresti mai, ma così è stata concepita da Luigi) come un’uscita di sicurezza, con una gondola pronta ad aspettarti, una a gondola dove ogni giorno, e oserei dire ogni singolo visitatore, sale, per sedersi sulla seggiola retrò di velluto rosso, facendosi scattare almeno una foto, da solo, con un amico, con il fidanzato, per portarsi a casa un pezzetto di quell’esperienza.
Capisci così che tutto è pensato fin nei minimi dettagli: un piccolo capolavoro degno di un progetto di alta ingegneria. Niente è lasciato al caso; un apparente caos totalmente ordinato e geniale, dove ogni cosa amplifica il proprio valore esattamente lì dove dov’è stata riposta.
Un certo Harry Potter ha invece contribuito a regalare una seconda linfa vitale ad un’altra magnifica libreria. Siamo in quel di Porto, alla “Livraria Lello & Irmão”, più conosciuta come “Livraria Lello”. Sembra infatti che J.K. Rowling, durante la sua permanenza nella città portoghese, abbia preso ispirazione proprio da questo incantevole luogo per l’ambientazione della saga del suo maghetto e in particolare della scuola di stregoneria più rinomata al mondo.
E se la scuola di magia di Hogwarts che la scrittrice scozzese ha regalato a milioni di lettori si raggiunge dal binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross di Londra, per arrivare da Lello basta addentrarsi nelle vie del centro storico di Porto, e l’incantesimo sembra non essere poi molto differente, perché dopo aver ammirato la facciata esterna della libreria, in un mix di stili tra il Neogotico e il Liberty, si scopre tutto l’incanto presente al suo interno, a partire dalla sensazionale scala mozzafiato da cui si viene immediatamente stregati. Una maestosa scala a spirale color dorato con un tocco d’azzurro e degli scenografici gradini rosso porpora su cui adoreresti sederti perdendoti nella lettura di qualche libro; ma sai che non sarà mai possibile perché devi destreggiarti tra centinaia di visitatori che ogni giorno affollano scala e corsie. Sali così i fascinosi scalini che serpeggiando ti accompagnano al piano superiore dove continui a respirare ventate di storia e cultura letteraria solo gironzolando per gli scaffali.
Vietato non immortalare questo capolavoro con qualche scatto; attenzione però: foto a volontà, ma niente selfie con il “bastone” (il motivo non è dato saperlo!); dopo essermi munita del prezioso utensile per cercare di contrastare la mia poca abilità in questa forma d’arte moderna, infatti, sono stata immediatamente redarguita e invitata a scattare decine di foto ricordo, ma senza il temuto arnese!
Per entrare serve fare il biglietto, il cui prezzo viene scalato da un eventuale libro acquistato, e ce ne sono talmente tanti che è praticamente impossibile uscire a mani vuote, una vera e propria immersione tra volumi antichi, libri di storia, filosofia, psicologia e narrativa: uno scrigno di meraviglie letterarie. Decidi quindi di acquistare un libro in lingua locale, optando per “Alice no Pais das Maravilhas”, che, non conoscendo una parola di portoghese, sai che probabilmente non leggerai mai, ma la magia del posto richiedeva assolutamente un titolo adeguato!
Ringraziamenti al signor Potter a parte, a cui la libreria ha dedicato un’intera nicchia, la “Livraria Lello” era prima e resta oggi, una vera e propria perla architettonica e vale ogni singolo minuto che si decide di passare qui dentro.
Davanti a Notre Dame de Paris, sulla Rive Gauche in quel Quartier Latin, un tempo sorgente e culla di scrittori e artisti, eccola spuntare in tutto il suo splendore e in tutta la ricchezza della propria storia: è la “Shakespeare and co“, non solo una libreria, ma un orgoglio per la letteratura.
È gestita da Sylvia Beach Whitman: un nome che racchiude la testimonianza di un’avventura tanto affascinante quanto traboccante di amore per la scrittura e per l’arte del papà George.
La “Shakespeare and company” originale sorgeva nella non lontana rue de l’Odéon, aperta da un’emigrata statunitense di nome Sylvia Beach ed era frequentata abitualmente da scrittori come Ernest Hemingway, Ezra Pound e Francis Scott Fitzgerald.
Con l’occupazione nazista la libreria dovette chiudere, e negli anni Cinquanta, la Beach cedette il nome “Shakespeare and Company” a George Whitman, (che nel frattempo aveva aperto questo gioiellino al 37 di Rue de la Bucherie); lui chiamò poi sua figlia esattamente come la prima proprietaria: Sylvia Beach.
Da subito questo negozietto di tre piani costruito su una rampa di scale irregolari divenne non solo un punto di riferimento per le figure più notevoli della letteratura moderna, ma una casa per moltissimi scrittori, poeti e artisti: George Whitman era talmente affascinato dalla scrittura che trasformò la libreria in un vero e proprio rifugio per scrittori vagabondi che lui definiva “tumbleweed” (rotolacampi). Con loro aveva un accordo: se avessero lavorato almeno due ore al giorno tra gli scaffali, avrebbero potuto dormire gratis nella libreria, a patto però di scrivere una loro autobiografia di una pagina (usando proprio quelle macchine da scrivere che si possono ammirare ancora oggi).
Appena entrati si viene gentilmente invitati da vari cartelli a non fare foto, forse perché si vuole rendere unica l’esperienza di ogni singolo visitatore in quel posto un po’ magico; del resto è divertente sbizzarrirsi con la fantasia, immaginando tutti quegli artisti bohèmien passati di qui e che a questo luogo hanno regalato un pezzo di anima. Si incappa ancora oggi nella scritta «Non siate inospitali con gli sconosciuti, potrebbero essere angeli sotto mentite spoglie». Ogni angoletto è una delizia per lo spirito e per l’immaginazione, anche quello riservato a Aggie, la gatta della libreria (ormai il connubio libri-gatti sembra essere diventato un must irrinunciabile!); qui non ho resistito e una foto l’ho scattata, ben guardinga ovviamente dal disturbare il riposo dell’adorabile felino!
Del resto, come pensare anche lontanamente di destarla dal suo letargo, dopo aver letto la spiritosa scritta che recita: “Aggie the cat was up all night reading… Please let her sleep”!
Una foto sola però per poi continuare a dedicarsi alla contemplazione della ricercatezza di ogni singolo spazio. Letteralmente incantata dalla magia del posto, tra milioni di titoli scelgo “Literary Witches”, prima di uscire e dare un’ultima occhiata.
Il signor George affermava di aver creato questa libreria «nel modo in cui un uomo scriverebbe un romanzo, costruendo ogni stanza come se fosse un capitolo”. “Voglio che le persone aprano la porta nello stesso modo in cui aprono un libro; un libro che porta nel mondo magico della loro immaginazione”.
Beh, a giudicare dallo strepitoso risultato, c’è davvero riuscito!