Una vita fa, quando da poco assunta in una multinazionale mi era stato proposto un viaggio in India per andare a conoscere alcuni clienti, non avevo esattamente fatto salti di gioia.
L’India non era tra le mie mete ambite e il mio massimo legame con la sua cultura era rappresentato dalle “intense” perle di saggezza di Osho scalfite come oracoli sulle bustine delle tisane limone e zenzero; acuti suggerimenti tipo, “Tu sei la verità”, “Agire, non reagire”, “Quando c’è l’amore non esistono domande”; insomma, citazioni da far rabbrividire i bigliettini dei Baci Perugina, e su cui poter poggiare il senso di un’intera giornata! Anche lo yoga, in cui adesso mi sto dilettando, non era ancora così diffuso (beh, detta così fa un po’ coscritta di Matusalemme, in realtà sono passati solo 9 anni!)
Comunque, da curiosa viaggiatrice, l’idea di poter scoprire un mondo così lontano e pressoché sconosciuto mi stimolava parecchio e ancora adesso, dopo anni, posso dire di non aver potuto sperare in compagni di viaggio migliori; mi sono ritrovata a far parte di un trio ottimamente assortito e quasi perfetto, seppur ognuno sfoderasse peculiarità diversissime e, uno dei componenti, una personalità al limite dell’incredibile.