Non tutti sanno che Matera, oltre ad essere la capitale europea della cultura 2019, è la terza città più antica del modo,
e quando dico del mondo, intendo proprio dell’intera storia dell’umanità!
Quanto state andando indietro negli anni? 5.000? 6.000? Indietreggiate ancora un bel po’.
Le due città più antiche sono Aleppo e Gerico, e al terzo posto, si piazza orgogliosamente la Città dei Sassi, con i suoi 10.000 anni di storia!
La Città dei Sassi perché, lo ammetto, prima di visitarla, nonostante tutti ne fossero affascinati, a parte i Sassi, dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, non sapevo assolutamente cosa aspettarmi.
E per togliermi questo dubbio, ecco prenotato un volo per Bari, per poi raggiungere Matera!
Allora, i collegamenti non sono proprio il pezzo forte di questa città, che però sa farsi perdonare in un sacco di altri modi!
Iniziando dall’ospitalità del signor Saverio, proprietario del nostro squisito b&b in pieno centro, che ci ha riempito di ottimi consigli culinari; e come non fidarsi di un lucano doc quando parla di cibo!?
Infatti, nonostante siano solo le dieci del mattino e tu abbia fatto un’abbondante colazione da meno di due ore, il tour gastronomico ha subito inizio: appena imboccato il centro storico, ci si imbatte nel Forno di Martino, un panificio super caratteristico dove sono pronta a giurare di aver assaggiato una delle più buone focacce mai mangiate in assoluto (nella fattispecie con cime di rapa!).
Dopo aver (solo momentaneamente sia chiaro) soddisfatto il palato, eccoci pronti per dedicarci alle meraviglie di Matera. Il centro storico è delizioso: angolini scavarti nella roccia, comignoli che sbucano qua e là, chiese che racchiudono tesori architettonici, edifici dalle pareti rosate e persiane verdi, panni stesi che fanno cartolina, gatti che oziano beatamente sui gradini, fogli pieni di poesie appesi ai muri, vecchie insegne e botteghe artigiane, semplice e incantevole roccia bianca.
A fare da sfondo a questi panorami seducenti, e straordinario panorama lui stesso, c’è il Parco della Murgia, un polmone verde che lascia senza fiato, facendoti sentire anche a distanza il rumore dell’acqua che scorre nei suoi ruscelli; e se sei fortunato e il sole ti fa compagnia durante il viaggio, puoi godere di colori che assumono delle sfumature raggianti.
Per onorare i suggerimenti di Saverio, per pranzo optiamo per la Latteria Rizzi: goduriosa! E dopo esserci letteralmente inebriati con orecchiette casarecce, caprino all’aglianico e fragole con la stracciatella, eccoci pronti per continuare la passeggiata, e come in un museo a cielo aperto ti imbatti nelle opere del genio spagnolo Salvador Dalì.
Le trovi sparse per il centro storico, come il pianoforte danzante o l’elefante dalle lunghissime zampe magre, li scorgi guardando all’insù, come i rinoceronti che sembrano appesi alle ringhiere delle case, li incontri davanti allo scenario suggestivo del Parco della Murgia, come l’orologio, forse il simbolo principale degli oggetti prediletti dal principe del surrealismo.
Mentre aspetti con una pazienza certosina la dipartita del gruppone turistico che ti ha preceduta di un soffio per poterti finalmente far immortalare da sola con l’orologio, ti soffermi a riflettere qualche minuto (tanto quelli ne avranno per un po’) sul significato degli orologi molli di Salvador Dalì. Rappresentano la fluidità del tempo e soprattutto la sua relatività; e non si può fare a meno di notare quanto questa visione si conformi benissimo e quanto la si possa plasmare alle mille facce di questa città, una città dove il tempo pare non esprimersi, quasi non esistere, tanto da essere scelta come location ideale per “The Passion” di Mel Gibson, riprodurre l’ambientazione perfetta di un film in bianco e nero degli anni Cinquanta e, con una naturalezza strabiliante, capace di sentirsi perfettamente a proprio agio come capitale della cultura 2019.
Diciamolo, migliaia di anni portati benissimo, 10.000 anni e non dimostrarli, o meglio, svelarli solo nel fascino che tutto questo tempo le ha regalato. Passeggiando per il suo centro storico, su una graziosa lavagnetta appesa alla veranda di un localino, si legge: “…un posto unico al mondo … un miracolo del tempo, una felice armonia tra la storia e la contemporaneità”; la frase, appartiene ad un certo Lucio Dalla, che, come a voler intonare una delle sue ballate, non poteva cucirle addosso descrizione migliore.
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